I NOSTRI ODIATI, AMATI, INDISPENSABILI ARBITRI
VITERBO: "CERTO CHE SE LE SOCIETA' CI FORNISSERO NUOVI ASPIRANTI..."

Il lavoro dell'arbitro non è sicuramente tra i più facili, questo si sa. Quanti di voi hanno rivolto qualche parola grossa ad una giacchetta nera? Tutti. Ma quanti di voi avrebbero il coraggio di prenderne il posto? Nessuno. Intolleranza e beceri atti di violenza (psicologica e no) allontanano sempre più i giovani da questa affascinante attività, ma è il movimento calcistico in generale a farne le spese perché, ovvio ma spesso dimenticato, senza gli arbitri al calcio non si gioca.

Qual è la situazione arbitrale del nostro Comitato regionale? "Per ora riusciamo a gestire in modo soddisfacente tutti i campionati - spiega Felice Viterbo, presidente regionale AIA - ma in effetti non siamo esenti da difficoltà. Stiamo lavorando per far crescere un numero maggiore di arbitri, ma ci accorgiamo che oggi i ragazzi preferiscono trascorrere in altri modi il loro tempo libero. Come possiamo dare loro torto? Se un ragazzino si sente costantemente insultato e a volte viene anche colpito, presto si stufa. La violenza è ciò che maggiormente mi dà fastidio, per il resto non avremmo grossi problemi".

Avete qualche soluzione da proporre in merito? "Chiediamo aiuto alle società. Secondo me dovrebbero capire e far capire che facciamo tutti parte dello stesso movimento e che senza gli arbitri non si gioca, così come noi sappiamo che senza società non esisterebbe il calcio. Inoltre potrebbero essere proprio le società ad iscrivere qualche ragazzino ai nostri corsi. Anche se fosse solo una minima percentuale di iscritti a decidere di diventare arbitro, sarebbe già sufficiente a permetterci di concedere turni di riposo ai nostri tesserati e a noi di fare maggiore selezione".

I numeri del Comitato AIA Piemonte e Valle d'Aosta (aggiornati al 30 giugno 2001)