LA FORMAZIONE
Cosa vogliamo davvero dai nostri ragazzi
Scrivere oggi e riflettere su educazione e prevenzione all'indomani di troppa cronaca nera è impegno serio e stimolante.
Pare che nessuna situazione esterna in questa società possa offrire garanzie: il disagio giovanile scorre trasversalmente lungo tutte le latitudini, tocca tutti gli ambiti sociali e sconvolge famiglie "per bene", come ambienti a rischio per definizione. E su questo non c'è ormai nessun dubbio.
Dalla violenza all'uso di sostanze e di alcol il mondo dei nostri ragazzi sembra toccato da una seria sofferenza. O noia? O crisi di valori? Saturazione da benessere?
Infinite letture, infiniti pareri e appelli accorati al mondo adulto perché si impegni maggiormente nell'educazione dei giovani con un occhio a quella parola onnicomprensiva che è "prevenzione".
Prevenire perché? Per ragioni etiche, innanzitutto. Una società ove si vive meglio, ove la gente si rispetta, ove esiste una progettualità futura, è una società che offre maggiori garanzie di serenità a tutti. E per non trascurabili ragioni economiche. Il disagio, la devianza giovanile, le tossicodipendenze hanno costi sociali altissimi. Citiamo ancora una volta la lettera online di un ex detenuto: "Sui libri c'è scritto tutto, su come fare, come curare. Come si dovrebbe intervenire nelle periferie, con i ragazzi nei guai: se avessero fatto qualcosa, a conti fatti sarei costato di meno. Di certo meno di quelle 400mila lire al giorno (in totale più di un miliardo) che avete speso, in carcere, per me. Potevate spendere meglio..."
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