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In ogni caso, comunque, la durata del rapporto incide direttamente sullo stato di conservazione dell'impianto ed è quindi necessario trovare meccanismi che ne evitino il degrado.

A - Allo stato attuale delle cose i problemi per le società sportive, per assurdo, iniziano, però, ancor prima che venga ad esistenza la concessione. Infatti, il Comune, prima di assegnare un determinato bene dovrebbe essere in grado di precisare se ed in che misura esso è a norma ed in tale caso rilasciare regolari certificati, così come previsto dalle leggi vigenti, o dichiarare che esso non è in regola e, allora, indicare quali sono i problemi ed i lavori necessari per ovviarvi.

Infatti, è perfettamente lecito che il Comune conceda in uso beni che necessitano di interventi di ristrutturazione degli impianti e/o di altro tipo (cioè, come si usa dire, nello stato di fatto e di diritto in cui essi si trovano), ma, in questo secondo caso, è suo preciso dovere specificare ai concessionari i lavori necessari e non limitarsi ad indicare genericamente che essi dovranno essere compiuti in tempi anche molto brevi, pena la decadenza e/o revoca della concessione!

Gli uffici comunali, cioè, sono i primi che dovrebbero avere una situazione aggiornata del patrimonio immobiliare del Comune, il che, purtroppo, non si verifica spesso.
Solo in questo modo può iniziare un rapporto corretto di collaborazione e non basato sull'equivoco e/o su tacite "furberie" che poi finiscono per non giovare a nessuno.
Di qui la proposta, che è già stata avanzata al Comune di Torino, di effettuare un vero e proprio censimento della situazione degli impianti sportivi, non peraltro a fini meramente sanzionatori, ma in uno spirito di fattiva collaborazione tra le parti, nello stesso interesse dell'amministrazione che da un patrimonio "recuperato" ha tutto da guadagnare.

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